Si trasmette la recensione della pubblicazione: Laurence Fontaine, Vivre pauvre. Quelques enseignements tirés de l’Europe des
Lumières, Paris, Gallimard, coll. “Les essais”, 2022
EAN : 9782072953385
512 pages
Prix : 24 EUR
La povertà era una condizione strutturale nelle società di Ancien Régime, che si
presentava sia come evento congiunturale che in quaтto aspetto caratterizzante
economie in cui il rapporto tra risorse e popolazione oscillava nel lungo periodo attorno
al limite inferiore della sopravvivenza. Le risposte sociali a tale condizione,
esemplificativa della cosiddetta “trappola malthusiana” che definì le strutture produttive
mondiale fino al pieno esplicarsi degli effetti della Rivoluzione Industriale, erano
molteplici. In parte derivavano dall’organizzazione stessa del lavoro in età moderna,
come è il caso degli apporti delle terre comuni, della pluri-attività a livello personale e
più spesso familiare, dell’emigrazione stagionale. Nei casi più gravi, tuttavia, si
traducevano in trasformazioni più profonde dello status sociale quali l’emigrazione
definitiva, il contrabbando, il vagabondaggio, la prostituzione.
Gli aspetti ora delineati travalicano il tempo e lo spazio, coinvolgendo tutte le società di
ancien régime, ma tende ad ampliarsi in concomitanza con le trasformazioni che,
progressivamente, avrebbero portato prima in Inghilterra, poi anche sul continente,
all’affermarsi del modo di produzione capitalista tanto in ambito rurale che industriale.
La gravità del fenomeno determina una reazione forte delle istituzioni pubbliche, la cui
risposta, mossa dalla paura suscitata da una massa crescente di miserabili, si esplica in
misure di repressione, tra le quali spicca la reclusione in istituzioni di vario tipo e
gestione, ma accomunate dal lavoro coatto. Emergono, tuttavia, anche denunce vieppiù
aperte delle insopportabili disuguaglianze che dividono le società dell’epoca e della
miseria nella quale versa tanta parte della popolazione. Chiaro esempio, e
dimostrazione della rilevanza della questione, è il successo del concorso promosso nel
1777 dall’Accademia delle Scienze, Arti e Belle Lettere di Châlons-sur-Marne sul tema
dei “mezzi per distruggere la mendicità rendendo i mendicanti utili allo Stato senza
renderli infelici”. I partecipanti sono molto numerosi e l’Accademia riceve circa cento
venticinque relazioni, che costituiscono la base dei dibattiti sulla povertà e sulle
questioni sociali ai cui le élites paiono particolarmente sensibili. I problemi affrontati
appaiono di particolare attualità. Come considerare i poveri? Come affrontare la
diseguaglianza? Le ingiustizie della famiglia patriarcale? La carità e la filantropia?
L’accesso al mercato dei più poveri? Del reinserimento dei miserabili nella società?
L’approccio e soprattutto le questioni emerse rivestano importanza cruciale e d’altro
canto rispecchino problemi ancora tragicamente attuali.
Partendo da tali presupposti Laurance Fontaine apporta una nuova riflessione su un
tema da tempo al cuore delle sue ricerche, valorizzando un corpus straordinario di
documenti composto appunto dalle relazioni inviate all’Accademia delle Scienze con
progetti e proposte per gestire il problema della povertà. Attraverso tali relazioni
emergono al tempo stesso gli aspetti più gravi, o percepiti tali, della povertà endemica
nella Francia d’Ancien Régime, i timori delle élites dell’epoca, i rimedi considerati più
appropriati per ridurre, o per lo meno per contenere, processi potenzialmente
disgregatrici della stabilità sociale. L’opera affronta direttamente una questione spesso
trasversalmente presente negli studi di storia economica, ma che, ad oggi, non è stata
ancora trattata con un approccio capace di coniugare entro uno schema coerentemente
unitario i diversi aspetti sopra delineati.