Questo primo incontro sarà l’occasione per approfondire una questione che, pur non essendo del tutto nuova, è stata affrontata solo incidentalmente in periodi precedenti. L’età è stata presa in considerazione molto raramente come criterio, se non determinante, almeno importante nelle situazioni di lavoro. L’obiettivo è quindi quello di valutare la rilevanza di questo interrogatorio e la sua evoluzione in un lungo periodo, dalla fine del Medioevo ai giorni nostri. I documenti possono concentrarsi tanto su determinati periodi della vita (infanzia, età adulta, vecchiaia) quanto sui tipi di attività che richiedono abilità considerate specifiche di una fascia d’età, o sulle traiettorie della vita lavorativa.
Si possono fare alcune indagini:
1) Come passano i bambini dal mondo del gioco a quello delle occupazioni forzate, prima e dopo l’introduzione della scuola dell’obbligo? La rottura è graduale o brusca, sistematica o legata al fatto che ogni bambino appartiene a un particolare ambiente, in conformità con la legge (quando esiste) o meno? Quale era l’età definita per l’apprendistato, a seconda del periodo e dell’ambiente sociale, e come si svolgeva? La gioventù è un criterio di assunzione o un deterrente? Come si può incrociare il genere con la precocità e le forme di ingresso nella vita lavorativa? Per esempio, nella miniera di carbone del XIX secolo, non è forse all’incrocio tra età e genere che si fa la distinzione tra il fondo e il vertice della forza lavoro?
2) Se i giovani adulti sono di fatto impegnati in un periodo attivo a lungo termine, come possiamo valutare il ciclo di vita lavorativa delle donne rispetto a quello degli uomini? è vero, come si è creduto a lungo, che cessano di svolgere un’attività lavorativa dopo il matrimonio o quando sono responsabili dei figli? O possono, come gli uomini, aspettarsi nuove opportunità dal loro nuovo status? Come possiamo valutare l’impatto della pluriattività sulla loro continua partecipazione alla “forza lavoro”, o il lavoro a domicilio come fattore di cancellazione? Quali donne (ri)intraprendono un’attività visibile quando i figli sono più o meno indipendenti?
3) Più in generale, ci sono ingressi tardivi in una professione? Quali cambiamenti si verificano, per quanto possiamo dire dalla ricostruzione casuale dei corsi di vita? In questo caso, l’età è un fattore che spiega il passaggio da un mestiere all’altro? Infine, esiste un’età per raggiungere l’indipendenza?
4) I lavoratori “anziani” sono ancora meno conosciuti dei giovani e delle donne. Si tratta ovviamente di misurare l’impatto del lavoro sul corpo e sull’invecchiamento (o usura) del corpo, e di cercare di individuare come il lavoro “definisca” l’età dei lavoratori a seconda dell’occupazione e del luogo in cui si trovano, e persino come possa plasmare la percezione che il lavoratore ha della propria età. In questi percorsi di vita, è anche importante studiare come si passa dai lavori più impegnativi dal punto di vista fisico a lavori più leggeri o, cosa rara, più apprezzati e retribuiti. In una parola, possiamo distinguere tra percorsi ascendenti e discendenti (o, per usare le parole di Bourdieu, percorsi di carriera negativi) nel registro della retribuzione e del riconoscimento? Come comprendere, in questo modo, la nozione di “carriera”, che ci si può chiedere quando e in quali campi compaia? Come possiamo pensare al rapporto tra le nozioni di vecchiaia e disabilità?
5) Infine, i lavoratori cessano di essere tali se non muoiono prematuramente? Prima che le pensioni si diffondano, le persone possono smettere di lavorare e, se sì, in che modo e in quali contesti? Ci sono attività in cui ogni transizione sarebbe meno brutale che in altre? I mondi del contadino, dell’artigiano e del commerciante sono contrapposti a mondi più rigidi, come quelli della miniera o della fabbrica (intesa nel senso ampio e antico di questa parola), per esempio?
Dal Medioevo, quando l’età compare per la prima volta nelle fonti, fino ai giorni nostri, quando gli effetti dell’età giocano ancora un ruolo importante nel corso della vita dei lavoratori, questo convegno cercherà di rendere questo criterio non una determinante esclusiva, ma una variabile da riconsiderare nuovamente, collegandolo in particolare alla questione della retribuzione. Gli attuali dibattiti sull’innalzamento dell’età pensionabile dimostrano l’attualità del tema.
Le proposte di relazione (massimo 1500 caratteri) devono essere inviate ENTRO il 30 GIUGNO 2022 a: corine.maitte@u-pem.fr
Comitato organizzativo:
· Andrea Caracausi (Padoue)
· Thierry Arnal (UPHF)
· Corine Maitte (ACP-UGE)
· Nicoletta Rolla (chercheuse associée ACP)
· Matthieu Scherman (ACP-UGE)
· Didier Terrier (chercheur associé à ACP)